apple keynote 2019

Homo Sapiens vs Homo Cyborg

Martedì 10 settembre 2019 Apple ha tenuto il tradizionale keynote, evento in mondo visione in cui è stato lanciato il nuovo iPhone (11) e altre innovazioni tecnologiche.

Una ricorrenza che Teleticino ha seguito in tempo reale con la trasmissione TGTalk, condotta da Sacha Dalcol, alla quale ho preso parte con molto piacere per un breve viaggio nel tempo alla scoperta delle novità hitech che presto busseranno alle nostre porte.

Una puntata ricca di spunti ed eventi, come per esempio il 15° anniversario del Centro Google di Zurigo.

Rivedi la puntata, clicca qui.

cyborg

È stata anche un’occasione utile che mi ha permesso in seguito di formulare alcune riflessioni su questo straordinario processo di digitalizzazione della società civile, in cui si intravvede il passaggio da Homo Sapiens a Homo Cyborg.

Il nuovo umanesimo è ormai all’orizzonte, non ancora definito in tutte le sue caratteristiche, ma chiaro nella sua traiettoria. Uomo e computer si fondono con la spinta dell’intelligenza artificiale per dare vita a una nuova specie ibrida chiamata Cyborg.

Ecco perchè i tempi sembrano davvero maturi per imbastire una discussione sul tema che non può e non deve essere rinviata. La velocità silenziosa del cambiamento strutturale della società non ce lo consente.

Le scelte sul tipo di processori, sull’approccio algoritmico e sul costo della memoria sembrano così obsolete di fronte ad aspetti esistenziali che riguardano la nostra società, i nostri valori fondamentali e soprattutto i nostri limiti.

Già, perché di fronte a nuove tecnologie capaci di aumentare i nostri sensori naturali, le nostre capacità motorie e la nostra durata di vita, dobbiamo capire se siamo preparati a ridefinire il concetto di limite che da sempre ha caratterizzato l’essere umano.

Di fronte all’incredibile e benedetta opportunità di poter avvalersi di aiutini hi-tech per vivere meglio e più a lungo, siamo davvero pronti a mettere in discussione le nostre credenze per condividerle con algoritmi intelligenti e in gran parte autonomi che del tempo, del sonno, del cibo, della storia e del clima non interessa nulla?

Di questo passo il rischio è la nascita di una popolazione di mezzo formata da esclusi digitali, a cui verrà chiesto di condividere il proprio corpo con oggetti intelligenti impiantati sotto pelle e interconnessi con persone che non conoscono, senza avere gli strumenti adeguati per codificare il bugiardino delle nuove istruzioni d’uso digitali.

La strada tecnologica è quindi segnata, difficile tornare indietro, ma una sfida importante la possiamo cogliere nel pieno della sua epoca e non dopo anni dal suo avvento: lasciamo che alla guida dei gruppi di sviluppo informatico ci possano essere filosofi e musicisti, artisti e sognatori, persone fuori dagli schemi capaci di mantenere il giusto equilibrio tra Homo Sapiens e Homo Cyborg, tra umanesimo e artefatti digitali artificiali.


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