La mia ombra digitale

I giganti del web vivono di dati, il petrolio del 21esmio secolo. Di noi sanno tutto, non solo gusti e preferenze personali, ma anche ciò che non confideremmo nemmeno al nostro migliore amico: malattie, opinioni politiche, credenze religiose. Sono la mia ombra digitale.

Quali e quante informazioni vengono raccolte su di noi? A cosa servono? Che fine fanno? E soprattutto, quali rischi comportano?

La trasmissione “Patti chiari” della Radiotelevisione svizzera (RSI) – condotta da Lorenzo Mammone – ha dedicato un approfondimento davvero molto ben fatto sulla raccolta e profilazione dei dati personali.

Nel servizio anche le rivelazioni sorprendenti di chi per lavoro ascoltava le conversazioni private degli utenti attraverso il microfono del loro telefonino.

Non era un agente dei servizi segreti ma un semplice dipendente di una multinazionale del Big Tech, che oggi ha deciso di vuotare il sacco.

Di fatto, già nel 2014 Edward Snowden rilasciò un’intervista al giornalista americano Glenn Greenwald in cui dichiarò che la privacy è il ricordo di un tempo lontano.

Un concetto molto ben descritto nel libro “No place to hide” e nel docu-film “Citizenfour”.

La raccolta a strascico dei dati personali durata oltre vent’anni si può ritenere conclusa, almeno così come è avvenuta in passato.

Le nuove leggi sulla protezione dei dati personali sempre più in vigore in vari Paesi, impongono la necessità di maggiore trasparenza e maggiori limiti da parte di chiunque volesse raccogliere dati personali altrui.

Siamo certamente all’inizio di una nuova epoca maggioremente regolamentata, in cui la consapevolezza e la responsabilità dell’utente saranno fattori fondamentali.

Con piacere ho accettato l’invito a prendere parte alla trasmissione come ospite in studio.

» Guarda la puntata


» Hai domande? Scrivimi