Huawei

Caso Huawei, quali sono le implicazioni?

L’arresto della direttrice finanziaria (CFO) di Huawei – e figlia del capo dell’azienda – ha fatto in pochi minuti il giro del mondo.

Il suo nome è Meng Wanzhou, ed è stata arrestata dieci giorni fa a Vancouver in Canada durante un scalo che l’avrebbe portata in Messico. L’accusa, o meglio la paura, è di spionaggio.

Da quel momento le borse sono crollate e la confusione ha preso il sopravvento. Sì, perchè il mandante sembrava essere stato il Presidente americano Donald Trump, invece, con grande sorpresa, ha fatto sapere di essere all’oscuro, e che la decisione sia stata presa a sua insaputa dal Dipartimento di Giustizia.

Difficile capire dove sia la sottile linea che divide la verità dalle false notizie, soprattutto in un caso come questo in cui in gioco c’è la lotta alla supremazia del mercato tecnologico e del tanto atteso 5G.

Huawei

In questo momento Meng Wanzhou è stata rilasciata sotto cauzione, ma deve sottoporsi a una sorveglianza costante indossando un braccialetto elettronico, consegnando entrambi i suoi passaporti e fornendo una garanzia di 10 milioni di dollari canadesi.

Diciamo che la situazione è così complessa che non può avere un’interpretazione lineare.

Da un punto di vista tecnico però, possiamo ricondurre la forza di sviluppo della Cina – che tanto fa paura – ad alcuni elementi di analisi fondamentali:

  • le conoscenze che ha acquisito negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni, grazie a due generazioni di studenti che hanno frequentato con motivazione e successo i corsi offerti dalle università americane più prestigiose;
  • l’esperienza che ha acquisito nella Silicon Valley negli ultimi trent’anni, grazie a due generazioni di ricercatori e scienziati che hanno lavorato presso le aziende hi-tech più importanti del mondo;
  • il metodo scientifico che hanno appreso attraverso il confronto con molte altre culture che hanno costruito la Silicon Valley degli anni passati;
  • la disciplina allo sviluppo di nuovi modelli scientifci fondati sull’osservazione e sulla resilienza, che di fatto ha permesso loro di ridurre i rischi e i fallimenti.

Cosa non da poco, per un Paese come la Cina in cui la tecnologia non è democratica.

Quando gli elementi sopra citati vengono instradati da una visione di sviluppo chiara e fondata su di un mercato a nove zeri, risulta chiaro il motivo per cui la Cina spaventa gli Stati Uniti e l’occidente in generale.

La partita è ancora tutta aperta, ma è chiaro che la Cina con il 5G potrebbe cambiare per sempre la geometria globale che regola la produzione ed il consumo di tecnologia, con forte impatto sul controllo delle informazioni.

Con grande piacere ho preso parte – insieme ad Alfono Tuor – all’approfondimento dedicato a questo tema dalla trasmissione TG Talk di Teleticino, condotto da Sacha Dalcol.

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