È cibernetica l’unica guerra possibile?
Il tema della cyber guerra conquista giorno dopo giorno maggiore attenzione. Da una parte ci sono gli attacchi informatici sempre più frequenti e orientati a colpire infrastrutture critiche, mentre dall’altra la frenetica necessità di spionaggio finalizzato a conoscere per tempo il comportamento di persone potenzialmente ricattabili.
Il tutto sembra quindi essere una realtà, e tra le leve principali su cui poggia la sua forza rientrano lo spionaggio e i cyber attacchi, sempre più resilienti e orientati allo sfruttamento del fattore umano, quale anello debole dell’intera catena cibernetica.
Per questo motivo è opportuno osservare con attenzione questa straordinaria fase storica, ponendosi lecitamente alcuni interrogativi:
Quali sono gli aspetti “vincenti” in una guerra cibernetica?
La velocità di accesso e raccolta delle informazioni, la capacità di mascheramento dell’attacco o l’abilità di penetrazione nelle infrastrutture critiche senza lasciare tracce digitali?
Si può immaginare che un Paese possa attaccarne un altro rendendolo inerme, interrompendo, ad esempio, il funzionamento della rete di energia elettrica?
Il caso Snowden è un esempio di guerra cibernetica?
Come è stato possibile che un giovane impiegato a contratto abbia avuto accesso a documenti altamente confidenziali?
Come si intreccia la guerra cibernetica con la guerra di propaganda?
Nella preparazione di una buona cyber difesa, considerando un approccio proattivo, quanto contano le collaborazioni strategiche tra pubblico e privato? Lo scambio di informazioni strategiche tra Stati e forze dell’ordine è un punto di forza o di debolezza?
Alcuni Paesi si sono dotati di sistemi per condurre la guerra cibernetica. Essi prevedono la preparazione e l’attuazione dell’attacco, ma anche la previsione e la gestione delle conseguenze. Per loro, è cibernetica l’unica guerra possibile?
Richiedono dunque infrastrutture molto complesse e strategie sia tecniche sia di valutazione politica? Quali Paesi dispongono di sistemi sofisticati per condurre una guerra cibernetica?
La realtà parla chiaro: il cybercrime è diventato un mestiere vero e proprio, sempre più offerto in rete come un vero e proprio servizio, Cybercrime As a Service (CCaS).
È credibile che gli Stati possano affidarsi a cyber mercenari per il concepimento e l’attuazione di un cyber attacco? Esiste un mercato nero per il reclutamento di Hacker pronti a tutto?
Cosa fa la Svizzera sulla cybersicurezza? Cosa fa la NATO?
La trasmissione di Teleticino I Conti in Tasca – condotta da Alfonso Tuor – ha trattato questo tema da un punto di vista interdisciplinare, cercando di osservare l’intera situazione attraverso 4 prospettive: tecnica, militare, politica e legale.
Gli ospiti in studio sono stati:
- Alessandro Trivilini, Esperto di informatica forense SUPSI.
- Stefano Mele, Avvocato specializzato in cybersecurity.
- Stefano Piazza, Esperto di sicurezza.
- Silvano Petrini, Direttore del Centro Sistemi Informatici del Cantone Ticino.
Ecco quindi molti dei presupposti necessari per porsi una domanda oggi più che lecita: è cibernetica l’unica guerra possibile?
Rivedi la puntata andata in onda su Teleticino mercoledì 13 dicembre 2017.
Hai domande? Scrivimi