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Criminalità informatica, minori e cybercrime

Con grande piacere ho preso parte alla 3° puntata del servizio “Le falle del web” realizzato dalla Radiotelevisione svizzera – RSI – curato da Jona “Pixel” Mantovan e Ludovico Camposampiero.

Come reagirebbe l’opinione pubblica se le loro fotografie campeggiassero nelle classifiche dei ricercati intorno al globo? Da anni le persone trasferiscono i propri dati in rete utilizzando i social media e, nel corso del tempo, questi dati hanno acquisito un valore economico, politico e strategico.

I cybercriminali potrebbero così entrarne in possesso per poi rivenderli, manipolarli e compiere delle azioni nel campo del terrorismo e dei furti.

Le collaborazioni tra autorità giudiziarie sono fondamentali, come quelle tra istituti di ricerca che conoscono i punti deboli e i punti forti della tecnologia, che messe a disposizione delle autorità giudiziarie potrebbero consentire loro di diminuire quel “gap” che invece, dalla parte dei cattivi, funziona molto bene, perché gli obiettivi sono congiunti, coesi e finalizzati al furto dei dati per ricavarci un guadagno economico.

Nel momento in cui si usa un dispositivo elettronico collegato alla rete internet, potenzialmente tutti diventano vulnerabili agli attacchi di cybercriminalità.

Le persone oggigiorno sono connesse con il mondo intero, senza confini e senza regole. Spegnere il computer o il dispositivo ogni tanto significa, secondo il punto di vista del cybercriminale, togliere una risorsa. 

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