deep web e giornalismo

Il Deep Web per le inchieste giornalistiche

Tutti parlano del Deep Web per la sua accezione prevalentemente negativa, spesso confusa, che lo associa al Dark Web, la parte oscura in cui i contenuti sono di origine illecita, sensibile e vietata. Ma qualcosa sta cambiando, il Deep Web apre le sue porte alle inchieste giornalistiche, grazie alle esperienze consolidate nel campo dell’informatica forense.

Questo mondo della rete sommerso lontano dai crawlers di Google, assume col tempo un valore sempre più interessante, non solo per le Autorità Giudiziarie interessate a svolgere le indagini online, ma anche per i giornalisti d’inchiesta.

Già, perchè dopo lo scandalo Facebook-Analytica il numero di persone che decide di avvicinarsi a questa parte della rete sommersa è in aumento. E i motivi, illegalità a parte, sono molteplici: maggiore privacy, no profilazione utente, luogo di comunicazione alternativo per giovani spifferatori.

Ma va ribadito che la tecnologia necessaria per navigare nel Deep Web non porta pena, anzi, offre numerosi vantaggi per tutti coloro che desiderano navigare in rete con maggiore controllo sulle attività che svolgono, pagando un piccolo prezzo sulla latenza delle informazioni. La rete TOR funziona in un altro modo e le informazioni per essere consultate seguono altri protocolli di comunicazione.

Nasce quindi l’idea di proporre un nuovo corso, unico in Svizzera, per i giornalisti d’inchiesta, con l’obiettivo di:

  • conoscere le caratteristiche tecniche e dialogiche del Deep e Dark Web;
  • imparare a configurare e utilizzare TOR in modo dettagliato e sicuro;
  • conoscere il sistema operativo TAILS (privacy oriented);
  • imparare a usare un account di e-mail cifrato;
  • configurare un ambiente personale per la creazione di un sito web da pubblicare nel Deep Web;

Un corso molto interessante per tutti i giornalisti interessati a cercare e trovare informazioni a cui Google non avrà mai accesso, oppure per entrare in contatto con persone desiderose di spifferare informazioni strategiche che non compariranno mai sulle bacheche di Facebook.

Per esempio, pensiamo ai whistleblowers, poter dialogare con loro in un ambiente sicuro, personalizzato e privacy oriented, utilizzabile comodamente da una memoria USB, è qualcosa di molto interessante.

La trasmissione Baobab della Radiotelevisione svizzera – Rete Tre – ha realizzato un servizio radiofonico su questo tema, curato da Andrea Rigazzi, al quale ho partecipato insieme a Cristina Giotto, responsabile marketing dell’Associazione Ated Ict del Cantone Ticino.

Le iscrizioni sono aperte e i posti limitati. Sei un giornalista? Sei interessato? Non perdere tempo, clicca qui.


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