Il caso Telegram

Il caso Telegram e il suo impatto trasversale.

Da un punto di vista tecnologico, la questione ha una traiettoria abbastanza lineare: la progettazione, lo sviluppo e l’utilizzo di applicazioni dotate di cifratura dei dati potrebbero, in futuro, passare al vaglio di nuove regolamentazioni.

Il caso porta alla luce, per l’ennesima volta, la questione tra pericolo per la democrazia, contenuti illegali, libertà di espressione e necessità di accesso e monitoraggio delle informazioni personali coperte da cifratura, per questioni di sicurezza nazionale.

Questa volta, però, la tecnologia di uso comune assume un ruolo nuovo, più complesso e stratificato, in cui entrano in gioco nuove variabili che spingono i Paesi leader verso scelte e azioni “fuori schema” che potrebbero dare il via alla corsa (o rincorsa) per il controllo delle regole per la cifratura dei dati.

Avere in custodia nel proprio Paese il fondatore di Telegram è senza dubbio un’ottimo punto di partenza per polarizzare al meglio i crismi tecnici (e non solo) sullo stato dell’arte di un approccio alla cifratura dei dati che, fino a oggi, ha fatto la differenza, nel bene e nel male.

Il mio punto di vista nel ruolo di Responsabile del Servizio informatica forense della University of Applied Sciences and Arts of Southern Switzerland nell’intervista per il Corriere del Ticino, curata da Giacomo Butti.

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