La Svizzera è nel mirino dei criminali informatici

L’espressione pronunciata dal Direttore del Centro nazionale svizzero per la cibersicurezza (NCSC) Dr. Florian Schütz: la Svizzera è nel mirino dei criminali informatici.

I numeri crescono rapidamente e con loro la necessità di cambiare approccio alla sicurezza informatica.

La Svizzera ha colto la necessità di cambiare approccio culturale verso la cybersicurezza, ma non basta.

La visione che generalmente si ha di queste minacce è obsoleta. La messa in sicurezza delle infrastrutture critiche, il loro aggiornamento, la messa a punto di un piano di risposta in caso di attacco e la formazione dei dipendenti sono ancora visti come un costo che solo le grandi aziende possono permettersi.

Di fatto, il nuovo quadro giuridico con la nuova legge svizzera sulla protezione dei dati cambierà le regole del gioco del prossimo decennio.

Le aziende e le istituzioni dovranno prestare sempre più attenzione verso il settore della sicurezza informatica, perché per la prima volta entra in gioco il concetto di responsabilità.

Nessuno potrà più dire ‘‘non sapevo, non potevo prevedere”.

Il concetto è molto chiaro: bisogna farsi trovare pronti di fronte ai rischi cyber.

Cambierà il paradigma e non si tornerà più indietro. È quindi arrivato il tempo di fare squadra: chi decide di correre da solo, corre seri pericoli e la ricerca scientifica ha un ruolo determinante.

La via da seguire per affrontare le continue e crescenti ondate di attacchi cyber sono un nuovo approccio alla formazione, agile, pragmatica e trasversale, la ricerca scientifica applicata e le collaborazioni tra pubblico e privato.

Con grande piacere ho accettato l’invito a commentare la realtà cyber che riguarda il Canton Ticino.

L’ho fatto attraverso le attività del nostro osservatorio scientifico come Servizio informatica forense (SIF) della Supsi, e come membro dell’unità strategica “Ticino Cyber Sicuro” coordinata dal Dipartimento delle istituzioni diretto dell’On. Norman Gobbi.

Il Corriere del Ticino ha dedicato u approfondimento a questo tema, curato da Giona Carcano.

» Leggi l’intervista in lingua italiana (PDF)

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