Lotta alla cybercriminalità in Ticino
Anche il Ticino deve fare i conti con la crescente cybercriminalità, sempre più diffusa in svariati ambiti, non solo quello economico finanziario.
Un fenomeno che non ha confini geografici ma che vanta numerose risorse, da parte dei cyber criminali, per rendere difficoltoso l’utilizzo uno-a-uno di tools per la risoluzione pragmatica di casi sempre più distribuiti e complessi.
Casi in cui arrivare alla pistola fumante diventa difficile, vuoi per la “spietata” crittografia che democraticamente protegge i dati da occhi indiscreti, compresi quelli delle forze dell’ordine, vuoi per le competenze tecniche approfondite necessarie per affrontare l’intera investigazione.
Ecco quindi che le risorse si intensificano ai bordi del tunnel cifrato, luoghi puntuali dove gli specialisti sperano di poter tracciare comportamenti a rischio utili all’identificazione di persone e per il monitoraggio continuo dei dati soggetti a inchiesta.
Il settimanale il Caffè ha dedicato un approfondimento a questo tema, curato da Mauro Spignesi, con i contributi dell’Avv. Andrea Pagani, Procuratore Generale del Cantone Ticino, l’Avv. Paolo Bernasconi, già Procuratore Pubblico del Cantone Ticino e dell’Avv. Gianluca Padlina.
Con grande piacere ho avuto l’occasione di esprimere il mio punto di vista sul tema, con particolare attenzione alla crescente necessità di creare nuove sinergie tra forze dell’ordine e centri di ricerca.
Un approccio intrapreso dalle maggiori forze dell’ordine internazionali, in cui ricercatori selezionati e ben preparati affiancano i poliziotti specializzati durante le indagini, laddove è richiesta una conoscenza approfondita delle nuove tecnologie, sempre più distribuite, complesse e ricche di crittografia.
Arrivare alle prove (digitali) del reato sarà sempre più difficile, ma con un avvicinamento al problema orientato al metodo ingegneristico, il paradigma di analisi potrebbe sfruttare numerosi vantaggi, ridurre i costi e velocizzare il tempo per svolgere le investigazioni.
A questo proposito, l’esperienza nata in Ticino nel 2011, unica nel suo genere, tra la Magistratura, la Polizia del Cantone Ticino e il Servizio di informatica forense del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI, di cui sono responsabile, ha dato ottimi frutti, al punto che da gennaio 2019 il citato Servizio è stato scelto dal Tribunale penale federale quale partner scientifico di riferimento.
Nei giorni scorsi ho avuto la grande opportunità di essere invitato alla “ISS World Europe (the world’s largest gathering of Regional Law Enforcement, Intelligence and Homeland Security Analysts, Telecoms as well as Financial Crime Investigators responsible for Cyber Crime Investigation, Electronic Surveillance and Intelligence Gathering)”, un evento strategico riservato alle forze dell’ordine di tutta Europa, che si tiene a Praga, in cui le più importanti aziende attive nella lotta al cybercrime mostrano lo stato dell’arte degli strumenti innovativi per combattere i crimini informatici e il terrorismo.
È stata un ulteriore conferma che mi ha permesso di toccare con mano quanto sia importante (e presto imprescindibile) costruire collaborazioni strategiche solide tra centri di ricerca e forze dell’ordine.
Leggi l’articolo completo pubblicato sul settimanale Il Caffè.
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